Pensione anticipata, la proposta del governo a chi conviene e quanto costerebbe?

Un recente studio della UIL fa capire con dovizia di particolari come l'APE, l'anticipo pensionistico, comporterebbe penalizzazioni molto corpose per i lavoratori che dovessero aderire all'ipotesi, tanto da spingere le centrali sindacali a mutare il proprio atteggiamento favorevole.

La questione dell'anticipo pensionistico continua ad agitare le acque della politica italiana. In ballo, infatti, c'è il diritto di andare in pensione dopo un numero di anni che nel nostro Paese, a causa della legge Fornero, diventa sempre più alto, con alcune clamorose ingiustizie legate in particolare alla questione dei lavori usuranti, ovvero quelli che pesano in maniera più rilevante rispetto ad altri. L'APE, ovvero la proposta elaborata dal governo Renzi, consentirebbe la fuoriuscita anticipata dal mondo del lavoro da tre a un anno prima, ma porterebbe anche delle forti penalizzazioni a chi dovesse aderire all'ipotesi, nonostante le assicurazioni contrarie.

Quanto costa al lavoratore l'APE?

Il meccanismo attualmente allo studio del Governo, prevede infatti l'accesso ad un prestito bancario che dovrà poi essere rimborsato dal lavoratore in 20 anni attraverso rate mensili di importo variabile.

L'anticipo pensionistico (APE), continua a far molto discutere

(L'anticipo pensionistico (APE), continua a far molto discutere)

Si tratta quindi di rimetterci soldi e neanche pochi, almeno stando ad alcune simulazioni elaborate in queste settimane, a partire da quella della UIL, secondo cui addirittura, l'ammontare del rimborso potrebbe attestarsi al 20%. In pratica chi decidesse di lasciare il lavoro con tre anni di anticipo e una pensione netta pari a 2.500 euro al mese, potrebbe ritrovarsi a dover pagare una rata pari a 500 euro (su 13 mensilità). ll calcolo applicato si fonda su un tasso di interesse fisso al 3% e una restituzione del prestito in 20 anni. In base agli stessi parametri, su una pensione netta di 1.000 euro al mese la rata (per 13 mensilità) potrebbe invece attestarsi a quota 199,64 euro. Ove invece il tasso di interesse fosse al 2% si scenderebbe a 182 euro mensili per 20 anni, per un totale di 39mila euro

Un circolo vizioso

Andrebbe poi sottolineato che la trovata del governo, non sarebbe assolutamente a costo zero, come si era cercato inizialmente di accreditare. Le cifre riportate, infatti, non tengono conto dei costi legati al premio assicurativo relativo al rischio morte, che almeno in base a quanto emerso sinora, sarebbe a carico dello Stato. In pratica il rischio è che qualsiasi costo aggiuntivo vada come al solito a ricadere su coloro che permangono nel mondo del lavoro, senza dunque vantaggi evidenti neanche per il sistema pensionistico. 

I sindacati stanno mutando atteggiamento

Proprio le cifre che iniziano ad emergere spiegano forse il mutato atteggiamento dei sindacati, dopo una prima cauta apertura. Un atteggiamento sempre più critico che ha spinto alcune centrali ad indicare senza eccessive remore l'APE come l'ennesimo favore fatto dall'esecutivo a quelle banche che sembrano ormai il vero centro focale dell'azione del governo. Ora non resta che attendere le prossime mosse dell'esecutivo, che continuando su questa strada potrebbe innescare l'ennesimo conflitto in un momento molto importante, in cui gli italiani saranno anche chiamati ad esprimere il loro parere sulla riforma costituzionale.

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Dott. Dario Marchetti