Fondi pensione; cosa accadrà dopo il Brexit?

Il Brexit non ha avuto una grande ricaduta sui fondi pensione, in quanto gli stessi avevano già provveduto in precedenza a liberarsi delle azioni facenti riferimento a società inglesi oltre a dismettere asset problematici come le azioni del comparto bancario, dopo il caso del Mps.

Il Brexit, la fuoriuscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea conseguente all'esito del referendum, ha innescato una serie di effetti molto pronunciati sui mercati. In particolare nei primi giorni susseguenti al voto, le borse hanno dato vita a consistenti perdite, con Milano purtroppo alla testa di quelle che hanno perso maggior terreno. In molti, considerata la coincidenza tra Brexit e incontro tra governo e sindacati sulle pensioni, hanno naturalmente voluto provare ad immaginare gli effetti del referendum sul quadro previdenziale tricolore. Con uno sguardo particolare sui fondi pensione.

Brexit e fondi pensione

Perché legare due cose all'apparenza così diverse come Brexit e fondi pensione? Il legame c'è ed è inutile negarlo, in quanto i Fondi pensione complementari sono soliti alimentare le rendite degli aderenti tramite i rendimenti finanziari delle risorse di risparmio previdenziale investite. A tal proposito, occorre però ricordare che i fondi pensione sono investitori nel lungo periodo.

Il Brexit non ha avuto un grande impatto sui fondi pensione

(Il Brexit non ha avuto un grande impatto sui fondi pensione)

Ciò vuol dire che sono meno soggetti alla frenesia che distingue chi invece deve rientrare nel corto periodo e deve magari telefonare la mattina del giorno dopo ai propri gestori finanziari al fine di mutare gli asset sulla base di quanto sta accadendo. Nel lungo periodo, infatti, in conseguenza degli effetti ciclici, le turbolenze vengono tutte riassorbite, o quasi. In tal senso si può pensare ai fondi pensione come ai Buoni Postali, i quali vengono messi da parte per passare alla riscossione al loro scadere.

Le previsioni di Eiopa

Più che il Brexit, quindi, gli amministratori dei fondi pensione dovrebbero preoccuparsi per quanto comunicato il 21 giugno scorso dall'Eiopa, l'Autorità Europea di vigilanza sulle assicurazioni e i fondi pensione, un vero e proprio allarme sui rischi causati alla stabilità finanziaria dal protrarsi dei bassi rendimenti. Le politiche monetarie portate avanti dalla Banca Centrale Europea, sommandosi al basso costo del petrolio, hanno infatti avuto come risultato un ulteriore prolungamento dei rendimenti finanziari poco remunerativi nel breve e medio periodo, mentre nel lungo termine si può ancora trovare qualche rendimento apprezzabile che non supera comunque il 2%.

I fondi pensione guardano con preoccupazione ai bassi tassi

(I fondi pensione guardano con preoccupazione ai bassi tassi)

Un quadro abbastanza fosco, se si pensa che Mario Draghi ha ammesso dal suo canto come questo periodo di tassi bassi potrebbe durare per non meno di 3 o 4 anni.

I fondi pensioni avevano già provveduto a liberarsi della zavorra

Il Brexit non ha comunque avuto grande ricaduta sui fondi pensione italiani, in quanto già in precedenza gli stessi avevano provveduto a liberarsi dei titoli inglesi detenuti. Mentre le azioni del comparto bancario erano state scaricate per la maggior parte già dopo il caso Monte dei Paschi di Siena. Il tutto a favore degli ETF, ovvero quegli strumenti finanziari che vanno in pratica a diversificare l'investimento, replicando fedelmente gli indici di riferimento. In pratica proprio la prudenza con cui vengono allocate le risorse stanno consentendo ai fondi pensione di destreggiarsi in un mare reso problematico da alcuni eventi di grande importanza. Il tutto in attesa di un rasserenarsi del quadro economico e politico.

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Dott. Dario Marchetti