Coi tassi vicino a zero, i fondi pensione rischieranno molto di più
Uno studio di State Street, azienda che fornisce servizi finanziari a investitori istituzionali, indica chiaramente la tendenza a una maggiore propensione al rischio da parte dei fondi pensione nell'immediato futuro. Più di due terzi degli stessi, infatti, causa la necessità di fronteggiare le passività a lungo termine e riuscire ad ottimizzare i ritorni per i propri aderenti in un momento in cui i tassi di interesse sono prossimi allo zero, si dichiara pronto a seguire strade alternative più rischiose e di conseguenza remunerative. Una tendenza che potrebbe portare i fondi pensione ad interessarsi in particolare di private equity (60%), settore immobiliare (45%) e infrastrutture (39%).
Nel corso dell'indagine di State Street, un intervistato su cinque ha affermato di attendersi un significativo aumento della propensione al rischio nei prossimi anni. Il 29% dei fondi pensione si è inoltre detta pronta ad aumentare l'esposizione nei confronti dei fondi speculativi, mentre soltanto il 3% vuole ridurre il proprio impegno, come del resto nei confronti degli hedge fund, a fronte di un 20% che prevede un aumento dell'impegno e un 27% che vorrebbe investirvi per la prima volta. Una tendenza che dovrebbe però provocare qualche preoccupazione, in quanto sembra prefigurare uno sbilanciamento dei fondi pensione verso attività ad alto rischio, con tutte le conseguenze del caso.
(Aumenterà nel futuro la propensione al rischio dei fondi pensione)
E' stato Oliver Berger, senior vice president e responsabile delle iniziative di mercato strategiche per la regione EMEA di State Street, a ricordare come al momento i fondi pensione si trovino ad affrontare sfide molto complesse, a causa della estrema volatilità dei mercati che li costringono a misurarsi con passività molto impegnative. Passività che li obbligano di conseguenza ad ottenere rendimenti più alti per i loro investimenti, i quali possono essere riportati solo con azioni più rischiose. Va peraltro ricordato come i sensibili miglioramenti nell'analisi dei dati, nella gestione e nel reporting, possono ormai consentire ai gestori di fondi pensione di avere una migliore comprensione degli eventuali profili di rischio e rendimento degli investimenti.
La ricerca in questione, è stata condotta per State Street dall'Economist Intelligence Unit (EIU), con il coinvolgimento di fondi pensione a livello globale, attraverso una serie di interviste condotte tra il luglio e l'agosto del 2014. 134 i top manager di fondi pensione coinvolti nell'indagine, di cui il 42% operanti nelle Americhe, il 36% nell'area EMEA e il 22% nell'area Asia-Pacifico. Va ricordato come il private equity costituisca uno dei settori considerati di maggior interesse per gli intervistati delle Americhe, con ben 28.470 di asset gestiti, i quali potrebbero addirittura aumentare se si considera che il 68% del campione pensa di aumentare il proprio impegno nell'immediato futuro. A differenza degli intervistati dell'area Asia-Pacifico che sembrano invece più propensi ad investire in hedge fund e nel settore immobiliare, rispetto a quelli di Americhe e area EMEA.
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