Come finanziare la propria previdenza complementare: QUANTO versare e destinare o meno il proprio TFR al fondo pensione?
L'obiettivo primario per cui un soggetto lavoratore si iscrive a una forma di previdenza complementare è quella di costruirsi una pensione integrativa in grado di costituire una somma aggiuntiva a quella della pensione che verrà erogata alla fine del servizio lavorativo. La somma di denaro è un cumulo che cresce durante gli anni di lavoro, grazie al versamento costante di una somma, che viene stabilita volontariamente dal lavoratore in base a due importanti fattori:
- quanto si desidera ottenere durante la pensione come pensione integrativa;
- quanto è possibile sostenere per evitare difficoltà economiche durante il versamento.
Finanziare la propria previdenza complementare: PER CHI?
Ogni soggetto lavoratore può finanziare la propria previdenza complementare tramite dunque un versamento differente in base al proprio contratto o rapporto di lavoro. Per esempio, i lavoratori dipendenti e i lavoratori con contratto di collaborazione, eseguono il versamento della quota tramite i contributi a carico dello stesso lavoratore, del proprio datore di lavoro o del committente per cui si eseguono le prestazione.
Se si è un lavoratore dipendente è però possibile aumentare la propria posizione individuale tramite la quota del TFR, il trattamento di fine rapporto che si sta maturando durante il servizio lavorativo. La situazione è differente per un lavorator autonomo o per un libero professionista, in quanto entrambe le figure devono finanziare la propria posizione previdenziale complementare attraverso una contribuzione volontaria e totalmente autonoma.
Finanziare la propria previdenza complementare: LA SOMMA VERSATA
La somma che viene versata alla compagnia assicurativa che propone la soluzione di fondo pensione o una qualsiasi forma di previdenza complementare, dispone di un fondo che si crea grazie al pagamento di una somma mensile, in rapporto alla propria retribuzione e che si somma alla detrazione dei contributi effettuata dal proprio datore di lavoro. La somma, durante il momento in cui il soggetto iscritto al fondo è ancora in servizio, è investita dall'ente che dispone del fondo, in modo da procurare, un rendimento, un ricavo, che al termine del lavoro e con l'entrata in pensione verrà erogato come rendita, una seconda pensione, in quote dilazionate, o per il 50% in un'unica soluzione e il restante sotto forma di rendita a vita.
Ogni soggetto lavoratore stabilisce da sé la misura della somma dei contributi da versare per finanziare la propria posizione previdenziale, fermo restando altre tipologie di contratti e/o accordi collettivi che stabiliscono modalità e misure minime degli importi di versamento dei contributi. E' da considerare che il lavoratore decide fin dal primo momento la misure dei contributi ma questo importo può essere costante, ovvero fisso, o anche variare nel tempo, in base alle proprie disponibilità economiche.
NOTA BENE: è anche possibile richiedere un anticipo delle somme che possono anche essere reintegrate in modo da non creare una riduzione del fondo capitale.
Finanziare la propria previdenza complementare: LA POSIZIONE INDIVIDUALE
Con il versamento della prima quota avviene l'iscrizione del soggetto lavoratore a una forma di pensione integrativa, creando quella che viene comunemente chiamata una posizione individuale, costruita proprio con i versamenti e i rendimenti maturano attraverso la gestione finanziaria del fondo versato alla compagnia assicurativa, che come abbiamo detto investe il capitale.
Finanziare la propria previdenza complementare: DESTINARE il TFR
Nell'obiettivo di finanziare la propria posizione di previdenza complementare, una ulteriore possibilità è quella di destinare il proprio TFR al fondo pensione. In base alle disposizioni del 1° gennaio 2007, ogni soggetto con contratto da lavoro dipendente può decidere di destinarlo a una forma di previdenza complementare o di mantenerlo presso il proprio ente o società per cui si lavora, che lo erogherà al dipendente al termine del rapporto di lavoro, ovvero con la fase del pensionamento.
Se si decide di trasferire il proprio TFR a una fondo di previdenza complementare, questo processo non è considerato come una forma di anticipazione della somma maturata, per cui non ha rilevanza fiscale, per cui non soggetto a tassazione in quel momento. Tutte le somme trasferite a una qualsiasi forma di fondo pensione scelta concorre all'aumento della posizione individuale.
NOTA BENE: il soggetto lavoratore decide di mantenere il proprio TFR presso la sede di lavoro può comunque modificare la sua scelta e iscriversi a una forma di previdenza complementare anche in seguito, fermo restando che potrà avere la somma accumulata solo trascorsi cinque anni di pagamento del fondo.
Finanziare la propria previdenza complementare: la DEDUZIONE FISCALE
Le somme dei contributi versati in forma volontaria o dovuti a una qualsiasi forma di previdenza complementare o verso un fondo pensione sono deducibili dal reddito complessivo Irpef fino a 5.164,57 euro, comprendendo le somme complessive dei versamenti delle forme pensionistiche. La particolare agevolazione permette di ottenere un risparmio sulle imposte pari all'aliquota fiscale applicata al reddito annuale del lavoratore.
NOTA BENE: le somme dei contributi versati - anche nel caso di versamenti di pensione integrativa per soggetti a carico - per i quali non si fruisce della deducibilità non sono soggette a tassazione al momento del pensionamento del soggetto iscritto al fondo pensione , ovvero della liquidazione della prestazione complementare.
Finanziare la propria previdenza complementare: MANCATA DEDUZIONE FISCALE
Nel caso di mancata fruizione della deduzione, il soggetto iscritto al fondo pensione deve dare comunicazione dell'importo non dedotto nella dichiarazione dei redditi entro il 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui è avvenuto il versamento in base alla tabella seguente:
QUOTA VERSATA PER LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE | TASSAZIONE IRPEF: ALIQUOTA | COSTO SOSTENUTO DAL LAVORATORE | RISPARMIO FISCALE |
---|---|---|---|
2.000 EURO | 23% | 1.540 EURO |
460 EURO |
460 EURO |
Articolo letto 2.771 volte