Il dietrofront del governo sull'aumento delle tasse sui fondi pensione

Dopo le grandi proteste sollevate da Ania e dalle associazioni che riuniscono i consumatori, adesso arriva il parziale dietrofront del governo in relazione al ventilato aumento delle tasse sui fondi pensione originariamente previsto all'interno della Legge di Stabilità.

Sembra proprio che il governo abbia deciso di fare marcia indietro su fondi pensione e casse previdenziali degli ordini professionali. Dopo aver ventilato la possibilità di aumentare le tasse sui rendimenti dei primi e sugli investimenti delle seconde, ora l'esecutivo si è impegnato in sede parlamentare a valutare la possibilità di definire un livello di tassazione inferiore rispetto a quello prospettato in un primo momento. Il tutto nell'ambito di un parere favorevole alla mozione approvata mercoledì scorso alla Camera con il preciso fine di incentivare il ricorso dei lavoratori a forme pensionistiche complementari.
Se si considera che le norme inserite nella manovra sono già passate a Montecitorio, e che per quanto concerne i fondi pensione prevedevano un innalzamento del prelievo fiscale sui rendimenti dall'11,50 al 20%, si può quindi parlare di una vera e propria retro marcia. Per quanto concerne la fase di conversione della legge in Senato, l'aliquota potrebbe ora essere ridotta al 15%, proprio per effetto della presentazione di un emendamento presentato dall'esecutivo. Mentre per quanto concerne le casse professionali, potrebbe addirittura saltare il ventilato aumento dell'aliquota dal 20 al 26 per cento che era già previsto all'interno del decreto Irpef di aprile, poi accolto nella Legge di Stabilità.  

Il governo fa parzialmente retromarcia sui fondi pensione

(Il governo fa parzialmente retromarcia sull'aumento dlel tasse per i fondi pensione)

A fronte delle buone notizie provenienti dal fronte fiscale, le casse previdenziali potrebbero però essere penalizzate sul piano dell'indipendenza. Sempre nell'ambito della mozione ricordata, lo stesso esecutivo si è infatti detto favorevole a valutare un eventuale accorpamento delle casse degli ordini professionali, con il preciso scopo di ottenere maggiori risparmi ed efficienza in fase di gestione. Anche in fase di orientamento degli investimenti, le Casse professionali e i fondi pensione potrebbero essere costretti a lasciare qualcosa sul campo, considerato che sempre la mozione impegna il governo a promuovere le iniziative tese a favorire l'utilizzo del risparmio previdenziale a sostegno dello sviluppo dell'economia reale del Paese, garantendo la remuneratività degli investimenti, con il preciso scopo di assicurare le prestazioni agli iscritti. Una formula tesa a far fronte alla fase di difficoltà attraversata dopo l'inchiesta sulla bancarotta Sopaf e dopo le note vicende dell'Inpgi.  Mentre è ancora sotto la lente di ingrandimento della magistratura il caso di Enasarco, la cassa degli agenti di commercio, dopo gli esposti presentati dal presidente Brunetto Boco.
Nella mozione presentata e approvata alla Camera, si indica come obiettivo di fondo uno stimolo a fare ricorso alla previdenza complementare. Va infatti ricordato come proprio la previdenza complementare fosse stata indicata come il secondo pilastro del sistema pensionistico prefigurato dalle riforme Dini e successive, tale da mantenere su livelli accettabili il livello delle prestazioni. In questo quadro, il governo ha espresso parere favorevole anche in merito alla richiesta di promuovere campagne informative sulle opportunità offerte dalla previdenza complementare oltre che sulla revisione dei meccanismi di adesione ad essa tesa ad un avvicinamento del maggior numero possibile di lavoratori. Obiettivi che, con tutta evidenza, mal si conciliano con livelli di imposizione fiscale che andrebbero a disincentivare la partecipazione degli stessi lavoratori.

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Dott. Dario Marchetti