Danno alla persona: differenze nei risarcimenti tra Italia e principali paesi UE
E' stata pubblicata dall'IVASS un'interessante analisi riguardante il risarcimento del danno alla persona, nella quale vengono messi a confronto i sistemi legislativi vigenti in Italia e in altri quattro paesi dell'Unione Europea, ovvero Germania, Francia, Spagna e Regno Unito. Il raffronto operato nello studio vede al centro precise casistiche, non solo di particolare rilievo, quali possono essere ad esempio la morte e l'invalidità grave, ma anche meno importanti, come le macrolesioni medie o le microlesioni più frequenti. In base ai risultati della ricerca, esistono marcate differenze tra i cinque paesi analizzati, segno di una mancata armonizzazione dei sistemi legislativi, nonostante la comune appartenenza ad una organizzazione sovranazionale come l'UE, particolarmente evidenti nei casi che vedono un decesso. In caso di morte, infatti, i familiari della persona deceduta, ricevono in Italia il cosiddetto danno biologico, ovvero il risarcimento non patrimoniale, in una entità che è la più elevata in assoluto, mentre ove l'assicurato riceva lesioni molto gravi, tali da generare almeno il 90% di invalidità permanente, proprio gli utenti del Belpaese si ritrovano con un risarcimento che è complessivamente inferiore a quello concesso negli altri paesi, con la parziale eccezione della Spagna. Un dato dovuto alla forma di liquidazione, spesso forfettaria, del danno di tipo patrimoniale che è dovuta alla presenza delle prestazioni a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
(Esistono marcate differenze tra Italia e altri paesi della UE sul danno alla persona)
Ove si consideri invece il caso delle macrolesioni che comportino una invalidità permanente del 25%, è ancora una volta il nostro paese a tutelare meglio l'assicurato, con un risarcimento non patrimoniale migliore rispetto agli altri paesi, diversamente da quanto succede invece per le microlesioni che limitino al 5% il livello di invalidità permanente.
Riassumendo, gli assicurati del nostro paese riceverebbero più dei colleghi degli altri paesi presi in considerazione nei casi di morte e macrolesioni con invalidità permanente al 25%, meno quando le macrolesioni comportano un 90% di invalidità permanente e in quello di microlesioni col 5% di danno in tal senso.
In pratica la ricerca di Ivass costituirebbe una conferma probante del fatto che gli assicurati italiani pagherebbero premi più molto elevati per la stipula delle Rc rispetto a quelle in vigore negli altri paesi Ue anche per controbilanciare una migliore e più ampia controprestazione assicurativa nel malaugurato caso di morte e per tutte quelle macrolesioni che rientrano nella casistica relativa alle non gravi. Nel caso di quelle gravissime, invece, il rapporto sarebbe tuttavia inferiore a quello della media europea, smentendo parzialmente l'assunto che è pure molto accreditato in larghi settori dell'opinione pubblica. Peraltro va considerato che la stessa Ania smentisce questa vulgata, asserendo appena possibile che a portare in alto i premi assicurativi dovuti alle compagnie, sia invece il proliferare delle truffe, le quali vanno però a ricadere sugli automobilisti onesti, vera e propria anomalia indegna di un paese civile.
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