Sotto accusa i comparatori online di Rc auto
Servizi poco trasparenti e non sempre adeguati alle esigenze dei consumatori: questa la pesante accusa rivolta da Ivass, l'istituto che vigila sulle assicurazioni, ai comparatori, ovvero a quei siti che mettono a confronto le polizze offerte dalle imprese di assicurazioni. A giustificare questa bocciatura la troppa pubblicità in grado di confondere gli utenti e l'evidenza ad imprese con cui sono stati conclusi accordi e da cui perciò i siti in questione ricevono provvigioni che possono falsare il giudizio finale, spingendo i comparatori a proporre confronti tra prodotti disomogenei. Un preciso cahier de doléances cui Ivass chiede di porre riparo entro il prossimo 31 gennaio 2015 e dal quale esce comunque un quadro molto opaco di servizi che dovrebbero invece essere assolutamente trasparenti, per poter giustificare la propria funzione. Un risultato che non fa altro che rilanciare quanto era già emerso in precedenza, tanto da spingere il direttore della rivista Attualità Uea, Franco Barbieri, ad accusare i comparatori di dare vita ad una vera e propria distorsione del mercato e di proporre un servizio falsato in partenza da elementi ingannevoli. Va ricordato come in Italia siano sei i comparatori di assicurazioni (Chiarezza.it, Comparameglio.it, Facile.it, Segugio.it, 6Sicuro.it e Supermoney.it) e nel corso del 2013 siano riusciti ad elaborare la bella cifra di 12,9 milioni di preventivi. Dati che dimostrano la fondatezza dell'intervento di Ivass e di regolamentare al meglio un servizio ormai estremamente diffuso.
(Anche in Italia i comparatori sono finiti sotto accusa da parte dell'Ivass)
I rilievi dell'Istituto di vigilanza sulle assicurazioni sono ben precisi, a partire dal fatto che i comparatori mettono a confronto solo i prodotti di poche imprese, le stesse con cui hanno concluso accordi comprendenti le relative provvigioni, pur vantando nella propria pubblicità un numero di compagnie più alto. Inoltre la comparazione effettuata è basata esclusivamente sul prezzo, mettendo in sottordine fattori decisivi come le franchigie, le esclusioni e le rivalse, dando così vita ad una comparazione viziata in partenza da dati disomogenei. Anche il largo uso di messaggi pubblicitari, assemblati in modo tale da generare nei visitatori il falso convincimento di riuscire ad ottenere risparmi di notevole portata, nell'ordine di svariate centinaia di euro, si rivela a sua volta fuorviante. A renderlo talee è il fatto di non indicare i criteri con cui vengono valutati i prodotti comparati o le basi su cui sarebbe fondato il risparmio garantito.
Insomma anche nel nostro paese i comparatori rivelano un modello di business tutt'altro che trasparente, come del resto era già successo in Inghilterra, ove 14 siti del genere erano finiti sotto la lente di d'ingrandimento della Financial Conduct Autorithy (FCA), sotto l'accusa di pratiche dubbie nella fase di proposizione e vendita di alcune polizze. Una indagine tesa anche a verificare l'esistenza di un possibile conflitto di interessi relativo al fatto che alcuni dei comparatori in questione siano in pratica una emanazione di grandi compagnie assicurative.
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